Un professore universitario di letteratura comparata, appassionato di Nabokov e della sua Lolita, si fa travolgere da una insana incontrollata passione per una studentessa del primo anno. Intreccia con lei una relazione perdendosi fra l’ossessione per un modello letterario e la realtà di una deriva erotica e masochistica. La trascina in un viaggio senza meta da un motel all’altro, sulle tracce della fuga che il protagonista del suo romanzo preferito impone alla sua vittima. Nelle pause fra un reggiseno e uno stivaletto, cerca di instillarle il fuoco della sua passione letteraria.
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LOLITA (non ora non qui), dal 12 al 24 febbraio 2015 al Teatro Libero di Milano Foto di Michele Silvestro |
Ispirato a uno dei romanzi cardine nell’immaginario del Novecento, un viaggio verso le immagini che portano la mente verso una straziante follia, nel ricordo di Lolita e del suo riso spezzato.
La produzione di LOLITA (non ora non qui) è di Circolo Bergman, un progetto che lavora sull’immaginario collettivo, attraverso materiali letterari, iconici, che in qualche modo sono entrati a far parte di un sentire comune. Mettendosi di fronte a Lolita, cosa si vede? Leggendo il romanzo, nella mano che si appropria di un’innocenza che non sa difendersi, ci si trova di fronte una visione: la Ninfa, un essere intangibile, ponte fra l’umano e il divino. Quella figura che per i Greci portava alla follia e alla possessione – come forma estrema di conoscenza, nel fuoco di un irreparabile danno, nel centro di un deserto sconosciuto.
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LOLITA (non ora non qui), dal 12 al 24 febbraio 2015 al Teatro Libero di Milano
Foto di Michele Silvestro
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Lolita (non ora non qui) rappresenta una drammaturgia originale. Nel testo di Marcello Gori risuonano parti del romanzo, ma raccontate, riprese in una conversazione senza fine fra un professore e una sua allieva, come in un tentativo impossibile di elevare la carne e i corpi a un fatto letterario, come se il sudore di un amplesso potesse da solo scrivere romanzi sulle lenzuola.
Paolo Vanadia