Chiesa di San Marco, Milano

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Chiesa di San Marco - Milano

Chiesa di San Marco a Milano: storia e curiosità

Se una lunga tradizione storiografica colloca la fondazione del cantiere della chiesa di S. Marco nel 1254, ad opera del frate Lanfranco Settala degli Eremitani di S. Agostino, divenuto in quell’anno generale dell’Ordine agostiniano, numerose altre testimonianze storico-documentarie sembrano concorrere all’ipotesi dell’esistenza di una precedente fondazione, legata ad un gruppo di penitenti seguaci della regola agostiniana, gli Zambonini, cui era appartenuto lo stesso Settala.

La fase più antica dell’edificio è testimoniata nell’attuale braccio meridionale del transetto, la cui datazione dovrebbe attestarsi agli inizi del XIII secolo, nell’ambito della riqualificazione di Milano dopo le lotte contro il Barbarossa e in rapporto con la dedicazione del quartiere al santo patrono di Venezia.

Alcune testimonianze degli ultimi anni del Duecento lasciano supporre uno stato dei lavori alquanto avanzato. Possiamo pensare ad un corpo basilicale a tre navate interamente coperto da volte e sostenuto da pilastri cilindrici. Le pareti della nave maggiore, ritmate internamente ed esternamente da semplici lesene, si aprivano in alte finestre archiacute, perdute durante i rifacimenti cinquecenteschi.

Nei primi decenni del Trecento dovette essere innalzata pure la robusta torre campanaria quadrangolare, che insiste su parte della cappella absidale di sinistra ed è avvicinabile, per gli elementi decorativi, ad alcuni coevi campanili di area milanese.

Nella seconda metà del Trecento si moltiplicano i lasciti privati delle famiglie che, fin dall’inizio del secolo, andavano legando il proprio nome alla fondazione agostiniana; decisivo in particolare il contributo finanziario dei Visconti, prima con Giovanni, quindi con Bernabò e Gian Galeazzo. Fu anche grazie a tali interventi che sia la navata principale sia la zona presbiteriale vennero ampliate, quest’ultima con l’aggiunta di una seconda campata e dell’abside poligonale, ricostruite poi tra la fine del Cinque e gli inizi del Seicento.

Intorno alla metà del Trecento dovette essere realizzata anche la facciata, il cui aspetto attuale è frutto dell’intervento di restauro di Carlo Maciachini (1872).

Si trattava in origine di una fronte a linea spezzata con ampio rosone centrale; quattro contrafforti delimitavano tre campi verticali, mentre in orizzontale l’uso di due diversi tipi di rivestimento, la pietra viva e il tradizionale cotto lombardo, segna il passaggio tra due fasce di differente luminosità e valore cromatico, sottolineate dalla presenza di un alto fregio centrale ad archetti intrecciati, in cotto lavorato a stampo.

Al centro della facciata è un elegante portale marmoreo con sguanci a fasci di colonnine, coronato da tre statue a figura intera entro nicchie, raffiguranti i santi Agostino, Marco e Ambrogio, opera forse dell’anonimo maestro campionese attivo nel 1348 nella lunetta dell’abbazia di S. Pietro a Viboldone.

In merito alla paternità di questa originale soluzione di facciata, la critica ha espresso più nomi. In ogni caso l’indicazione di una cultura campionese aggiornata in senso toscano su Giovanni di Balduccio sembra costituire un corretto punto di riferimento, cui si possono aggiungere influssi veneti e internazionali.

Passando all’interno, le più antiche testimonianze figurative si rintracciano nella cappella absidale di sinistra, un tempo dedicata a Santa Maria.

La massima parte delle opere di epoca gotica si concentra nella zona del transetto meridionale della chiesa. Particolarmente ricca è la presenza di opere scultoree, che offre un’esemplificazione delle due principali linee di sviluppo della produzione milanese di epoca gotica, continuamente intrecciate fra loro: quella toscana, che ruota intorno all’importante figura di Giovanni di Balduccio e della sua bottega, e quella locale, di sapore collettivo e per certi versi ‘artigianale’, legata all’attività delle cosiddette maestranze campionese.

L’organo qui presente è stato suonato dai giganti della musica: nel 1770 fu Wolfgang Amadeus Mozart, ospite del convento agostiniano, a esercitarsi sull’organo della chiesa di San Marco, da poco restaurato dall’organaro comasco Antonio Somigliana.

Nel 1875 Giuseppe Verdi eseguì la sua Messa da Requiem in mortem di Alessandro Manzoni dirigendola personalmente sul finire dell’ Età romantica.

[Altre info: www.lombardiabeniculturali.it]

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